Marzo 19, 2024

Decreto Popolare Bari, Zennaro: no al crac, sì a intervento pubblico

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“Il salvataggio della banca Popolare di Bari è una questione centrale che ci tocca da vicino, tutto il sistema creditizio abruzzese è coinvolto, direttamente e indirettamente.”

 

L’AQUILA Ieri in Aula alla Camera, il deputato Antonio Zennaro è intervenuto durante la discussione sulla conversione in legge del decreto varato dal premier Conte sulle misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno.

“Il salvataggio della banca Popolare di Bari è una questione centrale che ci tocca da vicino, tutto il sistema creditizio abruzzese è coinvolto, direttamente e indirettamente.” – commenta Zennaro – “Un tema fondamentale che molto spesso non fa parte dell’agenda politica, ma i dati lo dimostrano, maggiore e più diffusa è la rete bancaria, maggiore è la crescita economica dei territori. Oggi, oltre ai crediti cooperativi che tra mille difficoltà fanno un lavoro straordinario, dopo la crisi della Popolare di Bari, possiamo dire di non avere nessun grande gruppo bancario sotto Roma. Senza una struttura bancaria articolata, senza la concessione di credito, è molto difficile fare impresa.”

“E’ stato un decreto attaccato e criticato, a tratti quasi snobbato da qualche forza politica, ma io ritengo che in questo momento l’intervento pubblico nel sistema del credito sia vitale, non una perdita di denaro come qualcuno sostiene, significa, soprattutto, comprendere l’economia del Sud.” – aggiunge il deputato e conclude – “ In Abruzzo il sistema creditizio va di pari passo con il tessuto imprenditoriale di un territorio che resiste e, senza il salvataggio della Popolare di Bari, avremmo il rischio che tanti progetti d’investimento in settori strategici vadano persi nel nulla, aggravando ulteriormente la situazione della disoccupazione. A ciò si aggiunge lo spettro dello spacchettamento delle filiali e del problematico ricollocamento del personale attualmente impiegato in ex Tercas. Abbiamo bisogno di una banca del mezzogiorno, di una banca che possa comprendere e valutare anche l’ultima pratica di fido nel contesto in cui viene richiesta. Quindi, più forza al sistema credito abruzzese  e maggiore tutela dei crediti cooperativi, contro le logiche europee che vorrebbero favorire i grandi gruppi del nord.”

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