Dicembre 28, 2025

Sgarbi: “Mi dimetto da sottosegretario”

Sgarbi: “Mi dimetto da sottosegretario”

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(Adnkronos) – Vittorio Sgarbi si dimette da sottosegretario alla Cultura. E' quanto ha annunciato oggi lo stesso critico d'arte dal palco dell'evento 'La ripartenza – liberi di pensare', organizzato da Nicola Porro. "Comunico ai giornalisti, che se lo potevano aspettare, che mi dimetto da sottosegretario con effetto immediato. Scriverò una lettera alla Meloni questa sera". "Io sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario. Non voglio essere sottosegretario" ha detto.  "Mi dimetto e lo faccio per voi", aggiunge Sgarbi, parlando alla platea che stava seguendo la sua lecture su Michelangelo. "L'Antitrust – ha spiegato – ha mandato una molto complessa e confusa lettera, dicendo che, avendo accolto due lettere anonime che ha inviato all'Antitrust il ministro della Cultura, io non posso fare una conferenza da Porro”. Il ministro Gennaro Sangiuliano "non l'ho sentito, non ci parliamo dal 23 ottobre, quando mi ha dato la delega per andare a occuparmi della torre Garisenda". "Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all'Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime". Nella sua indicazione "l'Antitrust dice 'dalle lettere anonime che abbiamo ricevuto', le ha inviate il ministro. Tutto quello che hanno dichiarato arriva da lettere anonime", ha sottolineato Sgarbi. "Sangiuliano ha compreso la lettera anonima, ha ritenuto che fosse degna e ha avuto ragione, mi compiaccio con lui. Lui rimane ministro e io solo Sgarbi" aggiunge il critico d'arte. “Io sono noto per le mie imprecazioni, per le 'capre', ma non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno” aggiunge, facendo riferimento allo scontro con i giornalisti di Report e del Fatto Quotidiano. “Mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte”, ha detto il critico d’arte, ribadendo che però si è trattato di una “intervista non autorizzata, non voluta". "A un certo punto, non essendo un'intervista, io ho fatto imprecazioni, che sono sembrate anche a qualche giornalista offensive. Io ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche in sottosegretario. D'ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario".  Prima dell’intervento dal palco, incalzato dai cronisti sulla vicenda degli insulti ai giornalisti, Sgarbi aveva parlato di “immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole. Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le miei imprecazioni come fa chiunque. Non rifarei l'intervista anche perché non l'ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”. In riferimento a quanto dichiarato da Vittorio Sgarbi nell'annunciare le sue dimissioni da sottosegretario, a quanto apprende l'Adnkronos, l'Antitrust avrebbe chiuso il procedimento che era stato avviato a fine ottobre su attività del critico che potevano "porsi in contrasto" con quanto previsto dalla legge Frattini sul conflitto di interessi. Lunedì dovrebbe essere reso noto il provvedimento relativo alle possibili condotte illecite per attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo. La delibera di apertura del procedimento fissava peraltro una data di chiusura entro il prossimo 15 febbraio. "Ce l'abbiamo fatta. Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese" dicono gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera e al Senato. "È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il MoVimento 5 Stelle ha messo in campo in questi mesi rispetto ad una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato. Evidentemente Giorgia Meloni e il suo governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l'immagine dell'Italia all'estero".   "Meloni e Sangiuliano spieghino al Parlamento per quali ragioni il governo ha fatto orecchie da mercante sul caso Sgarbi”. Così i componenti democratici della commissione Cultura della Camera, commentano le annunciate dimissioni “con effetto immediato” da sottosegretario da parte di Vittorio Sgarbi. “Il governo ha fatto di tutto per evitare di prendere una posizione chiedendo, in più occasioni, il rinvio dell’esame parlamentare della mozione di sfiducia pur di non esprimersi sul caso. Per quali ragioni? Meloni, che dice di non essere ricattabile, dica come mai lei e il ministro della cultura abbiano agito con tanta reticenza”.  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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