Il consigliere regionale Olivieri sul parco della Costa Teatina

“Le associazioni ambientaliste hanno preferito far prevalere le ragioni degli ambientalisti a quelle dell’ambiente”
CHIETI “Leggiamo, con stupore, le esternazioni di alcune associazioni ambientaliste che intendono stigmatizzare il servizio reso dall’allora Gruppo regionale di Abruzzo Civico in materia di salvaguardia ambientale e di tutela delle ragioni delle popolazioni abruzzesi interessate alla corretta perimetrazione del Parco della Costa Teatina”. E’ quanto dichiara in una nota il Consigliere regionale Mario Olivieri. “Le associazioni dimenticano, infatti – prosegue Olivieri – che la risoluzione da me presentata fu, all’epoca, approvata dall’intero Consiglio regionale ed è stata la occasione per dare l’avvio alla rivisitazione critica di un perimetro che l’allora Commissario governativo, Giuseppe De Dominicis, aveva inteso chiudere in maniera frettolosa, fuorviante e gravata da enormi errori cartografici e di individuazione delle aree da assoggettare a regimi di maggior tutela, muovendosi peraltro tra ambienti già salvaguardati dalla legislazione regionale vigente”. “La verità è che si intendeva realizzare un parco, in odio alle giuste ragioni degli enti locali e delle popolazioni interessate, avendo prematuramente strozzato la fase di dibattito e di concertazione con i comuni della Costa teatina, che sono – a parere di Olivieri – i soli soggetti effettivamente deputati alla pianificazione del territorio. Un parco non si fa contro il popolo e, se ritardi ci sono stati, essi vanno attribuiti esclusivamente alla ottusa posizione delle associazioni ambientaliste che, spesso, hanno preferito far prevalere le ragioni degli ambientalisti a quelle dell’ambiente. Il paradosso raggiunge il suo massimo, proprio nel territorio vastese, dove il perimetro disegnato dall’allora Commissario era diverso da quello approvato e individuato all’unanimità dal Consiglio comunale della città abruzzese e dove la gestione delle aree protette, posta a carico della cooperativa Cogestre, viene effettuata caricando i territori antropicamente in maniera eccessiva rispetto alla delicatezza delle aree suddette, mandando cioè migliaia di persone su spiagge dove non sono garantiti i livelli minimi di compatibilità igienico-sanitaria, né – conclude Olivieri – è tutelata la sicurezza dei visitatori che utilizzano la spiaggia in condizioni obiettivamente inadeguate ed insufficienti”.