Dicembre 3, 2024

Dragaggio Porto di Ortona e immersione in mare, Soa “Diverse le criticità del progetto”

Sharing is caring!

Soa: “Dragaggio del Porto di Ortona, gli studi dell’Università di Messina rivelano evidenti segni di stress ambientale in mare. Nonostante ciò si vuole usare l’Adriatico come discarica”.

CHIETI “Tante  le criticità nel progetto, dall’immersione di quasi 350.000 mc di fanghi in mare davanti a Silvi, Montesilvano e Pescara allo stato della vasca di colmata nel porto -dichiara la stazione ornitologica abruzzese- Gli studi dell’Università di Messina rivelano uno stato di stress ambientale del mare ma si vuole usare lo stesso l’Adriatico come discarica per il progetto del Comune di Ortona di dragaggio del Porto.
La Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus, leggendo tutta la corposa documentazione e non solo lo Studio preliminare ambientale, ha scoperto che in diverse relazioni depositate solo come allegati, vi sono dati estremamente preoccupanti. La SOA ha, quindi, depositato le proprie osservazioni al progetto presso la Regione Abruzzo ieri, termine ultimo previsto dalla legge. L’Associazione aveva sollevato la questione non appena era stato depositato il progetto, chiedendo a tutti gli enti locali di prendere posizione”.

“L’intervento – continua la Soa- prevede il dragaggio di 738.944 mc di sedimenti con la successiva immersione in mare, davanti alla costa di Pescara, Montesilvano e Silvi, di 342.694 mc di materiali ricchi di pelite (la componente fangosa), ben il 46% dell’intera quantità dragata.Un’altra parte consistente (278.112 mc) verrebbe immersa tra le scogliere e la spiaggia del tratto a nord della costa di Ortona per ripascimento (Riccio-Foro). La parte restante, 107.422 mc, contaminata, andrebbe nella cassa di colmata del porto di Ortona.

a)STATO DELLE AREE DI RIPASCIMENTO ED IMMERSIONE
Le aree oggetto di deposito in acqua, sia di ripascimento che di vero e proprio smaltimento dei sedimenti direttamente in mare, presentano criticità ambientali importanti, tanto che gli stessi autori degli studi, dell’Università di Messina, ammettono che sono aree con “stress ambientali“.

Per l’area di immersione in mare addirittura scrivono che “1)In entrambe le aree si è riscontrato uno stress ambientale testimoniato dalla povertà qualiquantitativa dei popolamenti.” Da un punto di vista dei test ecotossicologici descrivono così l’area: “La classe di pericolo risulta ALTA per 1 campione, MEDIA per 6 campioni, BASSA per 1 campione, ASSENTE per 4 campioni dell’area in oggetto ai sensi della Tabella A3 del D.M. Ambiente del 15 luglio 2016 n°173;”
Incredibilmente, viste le premesse, la relazione conclude con questa frase “Inoltre lo stato ecologico, nella maggior parte dei casi, è considerato BAD o MODERATE, quindi i sedimenti dragati e provenienti dal Porto di Ortona possono essere immessi in tali siti.”.

Tali conclusioni circa la possibilità di immergere il materiale nel sito individuato non solo sono illogiche ma sono contrarie alle normative di settore in quanto l’intero corpo giuridico internazionale, dell’Unione Europea (ad esempio, Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino) e dello Stato italiano (D.lgs.152/2006) impone un costante miglioramento delle condizioni ambientali del mare, attraverso il recupero di situazioni compromesse e/o critiche!”

“Citiamo, a mero titolo di esempio -continua la Sola-  l’ottavo considerando della Direttiva 2008/56/CE “Nell’applicare un approccio ecosistemico alla gestione delle attività umane, consentendo nel contempo l’uso sostenibile dei beni e dei servizi marini, occorre innanzi tutto conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino nella Comunità, continuare a proteggerlo e preservarlo ed evitarne qualsiasi ulteriore degrado.“A tal proposito si sottolinea come l’Agenzia per l’Ambiente Europea nel suo Rapporto sullo Stato dei Mari Europei 2016 ha evidenziato lo stato di forte stress del Mediterraneo e dell’Adriatico in particolare, indicando la necessità di invertire un trend di costante peggioramento proprio attraverso la diminuzione della pressione antropica.

b)VASCA DI COLMATA NEL PORTO
Ad avviso dell’associazione bisogna chiarire meglio lo stato della vasca di colmata esistente presso il porto di Ortona da un punto di vista ambientale e urbanistico e approfondire gli eventuali impatti delle operazioni che si vogliono svolgere (rimodellazione degli argini, scavo ecc.).

c)QUANTITÀ DI MATERIALE IN MARE
Le Convenzioni e gli Accordi Internazionali (Convenzione di Londra; Convenzione di Barcellona) e lo stesso Decreto di riferimento dello Stato Italiano richiedono di limitare il più possibile l’utilizzo del mare per l’immersione deliberata di materiali perchè comunque determina una perturbazione dei fondali e della colonna d’acqua. Come ricordava la stessa APAT/ICRAM nell’introduzione del Manuale per la Movimentazione dei Sedimenti Marini, queste normative portavano a “considerare il materiale di risulta una “risorsa” da recuperare, piuttosto che un materiale di rifiuto. In considerazione di ciò, dunque, un’alternativa da preferire allo scarico inmare è l’utilizzo benefico dei materiali dragati con o senza specifici trattamenti, anche perché è ormai chiaro che il fondo del mare non può essere usato come una discarica in quanto non possiede una capacità illimitata di assimilazione e smaltimento”.

“Tra l’altro, come già ricordato, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha evidenziato- continua la Soa-  il grave stato di qualità ambientale in cui versa l’Adriatico (rapporto Stato dei Mari Europei, 2016). Allo stesso tempo tutte le politiche comunitarie puntano al riutilizzo dei materiali. A nostro avviso la scelta di immergere in mare una quantità enorme di sedimenti, pari a quasi il 50% dell’ammontare totale dei materiali dragati, va nella direzione esattamente opposta. Lo Studio non valuta in maniera oggettiva le alternative possibili per il riutilizzo di tali materiali e, se andiamo a vedere, praticamente tutto il materiale o trova recapito nella cassa di colmata oppure viene reimmesso in mare (seppur in parte con la dichiarata volontà di procedere ad un ripascimento).Lo Studio è quindi incompleto non esaminando i diversi usi possibili dei sedimenti rispetto all’immersione in mare chiarendo in termini costi/benefici gli impatti dell’intervento e delle varie opzioni possibili”.

d)AREA MARINA PROTETTA DEL CERRANO
Infine la SOA ha fatto proprie le considerazioni e le preoccupazioni avanzate dall’Area Marina Protetta della Torre di Cerrano in relazione al potenziale impatto sul Sito di Interesse Comunitario, in considerazione del fatto che questi sedimenti una volta immersi in mare possono viaggiare con le correnti per decine di chilometri. La SOA auspica che il progetto sia mandato a Valutazione di Impatto Ambientale e che il mare non sia visto come una discarica potenziale.”

 

 

About Author