Nereto, una via a Giorgio Almirante: anche l’Anpi di Teramo dice no
NERETO L’A.N.P.I. della provincia di Teramo esprime sconcerto e viva preoccupazione per l’intenzione,
espressa dal Sindaco di Nereto, di intitolare una via del paese a Giorgio Almirante.
La toponomastica ha un forte valore pedagogico, traccia un esempio etico e morale di impegno che
spazia dal campo artistico e intellettuale a quello storico, politico e civile. Le vie e le piazze
vengono di regola intitolate a personaggi illustri, che per loro vita, le loro opere e le loro azioni, si
sono distinti meritevolmente tanto da assumere un valore di esempio. Sono nomi che suscitano
rispetto ed ammirazione nelle persone che li conoscono e attenzione e curiosità in coloro che invece
non sanno chi sono.
Una curiosità, di fronte ad un nome al quale è intitolata una via, induce, specialmente i più giovani,
alla domanda: “Chi era? Cosa ha fatto?”
Selo chiedano tutti: chi era Almirante?
Almirante fin da giovane fu un convinto fascista. Iniziò a lavorare come giornalista e fu uno dei
principali redattori de “La difesa della Razza”, il periodico che iniziò le sue pubblicazioni nel 1938
e che, insieme all’approvazione delle cosiddette “leggi razziali”, segnò la definitiva svolta
antisemita e razzista del regime fascista. In uno dei suoi articoli più citati che venne pubblicato il 5
maggio del 1942 scriveva: «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti».
Negli anni della guerra civile si distinse per la sua attività anti partigiana e di collaborazione con il
nazismo, accusa dalla quale cercò di difendersi, senza successo, nelle aule del tribunale nel corso
degli anni Settanta. Prima di allora, sempre per collaborazionismo era stato condannato e aveva
scontato solo una breve pena grazie alla successiva amnistia. Nel dopoguerra fondò poi i Fasci
d’azione rivoluzionaria e successivamente, alla fine 1946, partecipò alla costituzione del
Movimento sociale italiano e ne fu successivamente, a più riprese, segretario nazionale. La sua
attività politica nel dopoguerra, anche se con vaghi tentativi di dissimulazione, fu connotata da
chiara continuità per stile e contenuti con il fascismo, esprimendo disprezzo nei confronti della
Democrazia e della Repubblica italiana, tanto che più volte sono state ipotizzati il favoreggiamento
e il coinvolgimento in atti terroristici legati al mondo dell’eversione nera. “Democratico”, disse in
un’altra occasione, «è un aggettivo che non mi convince» e, dopo il colpo di stato militare in Cilenel 1973, in un discorso alla Camera auspicò che anche in Italia potesse accadere qualcosa di
simile.
Un uomo così, può rappresentare un esempio? Suscitare rispetto, ammirazione?
Chi lo propone rappresenta a Nereto la più alta carica istituzionale, rifletta attentamente sul ruolo
che svolge ed eviti slogan da bar, principi vuoti e ignobili accostamenti come quelli che ha
esternato.
Affiancare il nome di Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer a quello di Almirante è assolutamente
vergognoso!
Chieda scusa e studi la Storia quando si permette assimilazioni così infamanti!
Togliatti ha lottato contro il fascismo e il nazifascismo, ha contribuito alla costruzione della nostra
democrazia, è stato uno dei più importanti ed influenti Padri Costituenti della Repubblica italiana.
Enrico Berlinguer, uno degli uomini più elevati ed integri della storia della nostra Repubblica, è
stato uno dei massimi esponenti del più grande partito di massa italiano che ha contribuito
all’emancipazione, alla crescita sociale, etica e civile del nostro Paese.
Entrambi sono i veri ispiratori delle nuove generazioni e restano gli esempi più luminosi della
migliore Italia democratica ed antifascista, nata dalla Resistenza e dalla Costituzione.
Il Presidente Provinciale A.N.P.I. di Teramo
On. Antonio Franchi